giovedì 11 giugno 2020

#STEP24


La parola impresa ha molti significati. Comunemente viene usata per definire un’azione difficile e valorosa o, in economia, un organismo volto alla commercializzazione di beni o di servizi con il conseguimento di un profitto.
Nella prima accezione il vocabolo è utilizzato in mitologia e letteratura. È sufficiente pensare alle imprese di Icaro o di Ulisse oppure ad autori come Manzoni, D’Annunzio, Leopardi che nei loro scritti usano “impresa” con il significato di evento, avventura, impegno, spedizione, litigio.
Dal punto di vista economico la storia della parola impresa si può far risalire a migliaia di anni fa quando i mercanti mettevano a disposizione il capitale nel commercio marittimo.
Nel corso dei secoli le industrie richiesero sempre più specializzazione del lavoro e notevole grado di organizzazione.
La prima vera impresa pare sia nata nel Medioevo a Newbury in cui una sola persona riuniva nella sua casa 1000 tessitori.
Bisogna arrivare al 1700 per veder emergere in Inghilterra una classe di intraprendenti yeomen farmers e dalla prima rivoluzione industriale perché l’imprenditore si interessi a tecnologia, accumulo ed utilizzo del capitale.
La parola entrepreneur largamente usata anche in inglese ha acquistato il suo significato grazie a Cantillon, ma quale deve essere oggi la funzione di un’impresa e la sua evoluzione? Filosofia e sociologia se ne sono occupati non solo su un versante ideologico ma anche teoretico e morale.
Filosofi, esperti di strategia di impresa, teorici della complessità si confrontano sui principi di fondo della creazione di valore. Un innegabile legame associa il Cristianesimo protestante di Lutero e Calvino al capitalismo moderno. Calvino, affermando che la ricchezza prodotta dall’impresa non deve essere fine a sé stessa, ma reinvestita come bene sociale al fine di migliorare la società, non si discosta molto dal concetto etico attuale in cui ogni impresa, per difendere il proprio vantaggio competitivo ed ottimizzare la creazione di valore, deve considerare nei propri modelli di business anche gli aspetti ambientali e sociali del proprio operato, deve cioè adottare i principi della sostenibilità. Si può dire che un’impresa è socialmente responsabile quando, consapevole degli aspetti prodotti e dell’influenza esercitata sulla società, se ne fa carico e adotta comportamenti coerenti alle aspettative dei suoi interlocutori.
Se questo si concretizza la visione di Adriano Olivetti non sarà più un’utopia e “l’impresa produrrà bellezza… equilibrio… cultura… libertà… e saranno loro bellezza e libertà a dirci come essere felici”. In quest’ottica può essere accettata anche la pubblicità fatta attraverso un testimonial, uno spot, uno slogan, una serie televisiva, ecc. purché sia intelligente e non si basi soltanto su stereotipi scontati o di genere.
Anche le tech companies dovranno venire in supporto alle imprese mettendo a punto modelli organizzativi innovativi in grado di gestire al meglio il cambiamento cui oggi è sottoposta la società e dovranno favorire la nascita di impese che sfruttino tecnologie digitali costruendo su di esse business model che lavorino soprattutto sulle competenze.
Perché l’impresa è cultura, la produce al suo interno, la importa e la immette nella società, in uno scambio biunivoco: nelle relazioni, nei processi e nei prodotti. Dalla cultura di impresa “politecnica” e nel contempo “visionaria” ed innovativa nasce la qualità ed il successo.
Impresa e cultura non sono un ossimoro. La cultura e la filosofia possono essere un reale investimento. In modo particolare compito della filosofia nell’ingegneria è un’indagine sistematica che verte sia sulle conoscenze teoriche di cui gli ingegneri si avvalgono sia sulla natura delle opere che progettano e realizzano, perché l’ingegneria è l’arte di far funzionare le cose, ma anche la scienza in grado di spiegare perché funzionano.

giovedì 4 giugno 2020

#STEP23


Mappa concettuale disegnata con PowerPoint

#STEP22

Prima puntata

Gigi, un bimbo vispo e curioso, vive con padre, madre e quattro fratelli in un piccolo casello ferroviario alle porte di Vicenza. La vita è dura, i soldi non bastano mai.
Il tempo passa: Gigi è pronto a mettersi in gioco per costruire la sua vita e a 16 anni decide di partire per il Canada. Qui inizia la sua avventura da emigrante. Nonostante sia costretto di giorno a lavori faticosi come tornitore, frequenta corsi serali per ottenere prima un diploma e poi la laurea in Fisica.
Decide così di tornare in Italia dove conosce Ada che diventerà presto sua moglie e dove vince un concorso per insegnare in un Istituto Professionale.



Seconda puntata

Il mondo della scuola in cui si è inserito come insegnante di matematica e fisica, gli "sta stretto" e decide di tornare con la moglie in Canada dove ha mantenuto ottimi contatti con i compagni di studio.
Qui entra a lavorare in una grande fabbrica di motori per aerei, la Prah e Whitney.
Messo in disoccupazione per raffiche di licenziamento, compra un piccolo bar che diventa il punto di incontro degli italiani di Montreal.
Con i proventi del bar mette da parte un po' di soldi e riesce a rilevare con 30mila dollari di anticipo e 70mila di debiti una piccola azienda di componenti elettronici. Con la moglie la trasforma in G.I.D.A. una ditta di consulenza per la progettazione di apparecchiature elettroniche a medio ed elevato contenuto tecnologico per l'industria.
Ben presto l'azienda si afferma sul mercato. Lo spirito di iniziativa, la competenza e l'impegno travalicano i confini del Canada e spinge Gigi a dotarsi di un laboratorio per la prototipazione rapida e del reparto di produzione in modo da fornire ai clienti un servizio completo tanto che il motto della ditta diventa "dall'idea al prodotto con un unico fornitore".
Passano gli anni, Gigi è diventato un imprenditore affermato ma non ha dimenticato il suo Paese, la sua gente, la piccola casa dove ha passato i suoi primi anni. 

Terza puntata

Nel 1990 decide di tornare in Italia dove apre una filiale della G.I.D.A. 
Qui l'azienda si specializza nella sospensione magnetica per pompe turbomolecolari e inverter per pompe rotanti per il vuoto. Lui invecchia, ma i suoi tre figli entrano man mano nell'organico dell'azienda e ne assumono la conduzione. 
Nasce un team di progettazione di reti di sensori wireless destinate a molteplici applicazioni.
Gigi, prima di ritirarsi definitivamente, amplia lo stabilimento.
Le 40 persone che vi lavorano trovano sistemazione in un ambiente funzionale, confortevole ed ecocompatibile. Il risparmio energetico ed il rispetto della natura sono stati elementi fondamentali per il progetto del nuovo edificio.
L'energia solare viene convertita in energia termica per il riscaldamento ed in energia elettrica.
Il magazzino è automatizzato ed i laboratori di prova ben attrezzati completano la nuova struttura.
La G.I.D.A. continua a prosperare perché il fattore umano è l'elemento strategico all'interno dell'impresa. Mentre Gigi attorniato dai nipoti guarda soddisfatto il frutto del suo lavoro.

#STEP21

Etica ed impresa sono conciliabili?
L'etica dei principi come l'etica della responsabilità devono essere considerate le parole d'ordine alle quali si devono ispirare non solo le azioni dei singoli, delle istituzioni, ma anche quelle delle imprese.
Oggi più che mai, nell'era dell'intelligenza artificiale e della tecnologia conciliare etica ed impresa è una sfida aperta che bisogna saper cogliere e poter vincere.
Per raggiungere questo scopo è necessario che le imprese sappiano adeguare i propri comportamenti ad uno sviluppo sostenibile che non deve considerare solo il profitto, ma avere sempre presente l'essere umano e la sua centralità.
L'impresa vista nella sua totalità deve considerare 3 dimesioni:

  • dimensione economica (crescita, efficienza, stabilità);
  • dimensione ambientale (inquinamento, consumo delle risorse, cambiamento climatico, sviluppo);
  • dimensione sociale (pluralismo culturale, senso di comunità, equità, giustizia).
In generale si può dire che un'impresa è socialmente responsabile quando, consapevole degli effetti prodotti e dell'influenza esercitata sulla società e sulla collettività, se ne fa carico concretamente ed adotta comportamenti coerenti alle aspettative dei suoi interlocutori.
Già a partire dagli anni '20 i manager delle più grandi corporation americane presero coscienza degli effetti prodotti dalle loro azioni.
Nel 1947 la consapevolezza della responsabilità sociale dell'impresa (RSI) si tradusse nel primo codice etico di impresa stilato dalla Johnson & Johnson.
Ma furono i casi di corruzione registrati molti anni dopo il vero motore delle nuove spinte verso l'etica economica con l'approvazionde del Foreign Corrupt Practice Act.
Negli anni '90 negli Usa entrarono in vigore le Federal Sentencing Guidelines.
Nel 2000 l'ONU vara il Global Compact con cui le maggiori multinazionali si impegnano a diffondere i valori della responsabilità di impresa.
Nel 2001 l'UE pubblica il "Libro Verde" in cui trovano enunciazione i principi che Carroll aveva sintetizzato nella sua piramide:

  • nel primo stadio la responsabilità assume una connotazione economica: "be profitable" l'azienda diviene socialmente responsabile perché conveniente.
  • nel secondo stadio la RSI si realizza perché posta in conformità ai dettami legislativi "obey the law".
  • nel terzo stadio la RSI si configura ai valori etici dell'organismo aziendale "be ethical".
  • nel quarto stadio l'azienda vede nell'impegno etico-sociale la dimensione ultima della sua finalità "be a good corporate citizen".

#STEP20

Lo Zibaldone, un'opera immensa dal punto di vista nozionistico in cui Leopardi raccoglie, in ordine sparso, vari e numerosi pensieri, spunti, pareri, riflessioni sulla poetica, sulla vita e sul modo di intendere l'esistenza.
Nei temi trattati il concetto di impresa non è esplicato nel suo significato economico, ma è visto nel contrasto tra ragione e natura. Dice Leopardi "La ragione è nemica di ogni grandezza: la ragione è nemica della natura: la natura è grande, la ragione è piccola...voglio dire che un uomo tanto meno e tanto più difficilmente sarà grande quanto più sarà dominato dalla ragione: che pochi possono essere grandi se non sono dominati dalle illusioni.
Queste viene che quelle cose che noi chiamiamo grandi per esempio un'impresa, d'ordinario son fuori dell'ordine e consistono in un certo disordine: ora questo disordine è condannato dalla ragione. Esempio: l'impresa di Alessandro: tutta illusione. La natura è quella che spinge gli uomini a grandi imprese. Ma la ragione li ritira: e però la ragione è nemica della natura: la natura è grande e la ragione è piccola".


#STEP19

Volendo collegare il concetto di utopia a quello di impresa viene spontanea la domanda: il fine dell'impresa è unicamente il profitto?
Un industriale che voglia investire capitali per costruire fabbriche moderne, spaziose, belle, inserirle con armonia nel paesaggio urbano, che voglia dare concretezza a concetti come il rispetto e la valorizzazione della persona è un imprenditore illuminato o un folle utopista?
Nel mondo odierno, dove è mutato l'orizzonte della crescita con la fine delle economie chiuse e con l'avvento della globalizzazione, sicuramente il successo di un'impresa diventerà sempre più concreto se alla base della stessa ci sarà un disegno intellettuale, un complesso di valori e di significati culturali sia di impegno sociale e civile.
E tutto ciò non si può e non si deve considerare utopia. Prova tangibile ne è Adriano Olivetti che della sua fabbrica ha fatto un modello di socialità e industrializzazione senza disumanizzazione trasformando in concretezza quello che molti ancora oggi definiscono utopia.


#STEP24

La parola impresa ha molti significati . Comunemente viene usata per definire un’azione difficile e valorosa o, in economia, un organismo...